L

Il portico ha 16 colonne monolitiche di granito. Nel timpano vi era un bassorilievo in bronzo rappresentante la Battaglia degli Dei e dei Giganti. Il soffitto del portico era coperto di bronzo; ma il prezioso materiale, di circa 450.000 libbre, fu rimosso da Urbano VIII (1623-1644), e fu usato dal Bernini per il baldacchino di S. Pietro ed altre opere. Nelle due nicchie v’erano le statue di Augusto ed Agrippa. Le porte di bronzo sono originali. L’interno misura m. 43,40 di diametro ed altrettanti in altezza. Da un’apertura alla sommità (un «occhio» di m. 8,92 di diametro, che conserva ancora parte del rivestimento bronzeo originario) entrano luce ed aria: il Cielo sembra scendere nell’interno di questo tempio lasciato aperto perché la preghiera possa ascendere liberamente. Tutto ci dà una impressione di solennità ineguagliabile: la sua semplice regolarità, la bellezza delle sue parti, lo splendido materiale danno all’interno un carattere sublime. La cupola è in realtà, una calotta, il cui spessore va diminuendo dal basso in alto. Tutto attorno vi sono sette nicchie: in quella di fronte all’ingresso era collocata la statua di Giove Ultore che aveva punito gli uccisori di Cesare; nelle altre vi erano le statue di Marte e Romolo, di Enea, di Giulio (Ascanio) e di Giulio Cesare; altri dei ed eroi erano nello spazio intermedio. Le splendide colonne di marmo giallo antico ci danno un’idea della magnificenza originaria. Nella prima cappella a sinistra riposano le ossa di Perin del Vaga (1500-47), considerato il migliore, assieme a Giulio Romano, fra gli assistenti di Raffaello. Vicina è la tomba di Baldassare Peruzzi (1481-1536), grande pittore ed architetto. Nella seconda cappella sono le tombe del re Umberto I di Savoia (1844-1900) e della regina Margherita (1851-1926).
Tra la seconda e la terza cappella, la tomba che conserva le spoglie di Raffaello (1483-1520), il più popolare fra tutti i pittori del mondo, la cui epigrafe recita il famoso distico latino dettato da Pietro Bembo: ILLE HIC EST RAPHAEL TIMVIT QVO SOSPITE VINCI / RERVM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI - Qui giace quel Raffaello dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose, la Natura, temette di essere vinta, e, lui morto, di morire.
Vicino è la tomba di Maria Bibbiena, la sua promessa sposa, che mori tre mesi prima di lui. Sopra è la lapide di Annibale Carracci (1560-1609). Nella terza cappella si ammira il cenotafio del Cardinale Ercole Consalvi (1755-1824), lavoro squisito di Thorwaldsen. Nella stessa cappella, la tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia (1820-1878). All’altare della settima cappella, un affresco quattrocentesco rappresenta l’Annunciazione, di Melozzo da Forlì.

<< indietro <<

< < tour iter 6 > >

( vedi mappa Iter 6 )


Home
Archeomap
Monumenti
Progetto Cittarte
Info Editore
Contatti