BADIA DI PASSIGNANO

Toscana - Firenze

Sulla facciata della chiesa di San Michele, al posto della croce, si trova una statua in marmo bianco del Duecento che raffigura San Michele Arcangelo, una statua di San Giovanni Gualberto del Caccini, affreschi dell’Allori e un reliquiario cesellato e smaltato della scuola del Cellini. Nella pieve di San Biagio, restaurata, si trovano resti di affreschi del Quattrocento, di marcato carattere popolare e ispirati al Ghirlandaio. Nell’ex monastero, un’Annunciazione di fine Quattrocento; nell’antico refettorio, l’Ultima Cena di Domenico e Davide Ghirlandaio e, nelle due lunette quattrocentesche, la Cacciata dal Paradiso e l’Uccisione di Abele, affreschi di Barnardo di Stefano Rosselli. Nel chiostro, la cui porta reca la data 1294, lungo il loggiato superiore, Storie di San Benedetto, di Filippo d’Antonio Filippelli.

La tradizione dice che Passignano fosse stato un castello o, addirittura, un villaggio etrusco. Si dice che la sua costruzione fosse voluta dallo stesso vescovo di Firenze, San Zanobi, anche se un documento pone la sua data di costruzione nell’ 890, ad opera di un certo Sichelmo. Nel 1020 l’Abbazia divenne sede dell’Ordine dei Vallombrosiani, fondato da San Giovanni Gualberto che fu qui sepolto nel 1073. La badia divenne presto egemone sulle chiese circostanti e la sua giurisdizione crebbe enormemente, tanto da comprendere buona parte della Toscana. Anche papa Leone IX nel 1051, in viaggio per Firenze per partecipare al Concilio, si recò a Passignano per rendere visita al santo abate Gualberto. Nel 1255 l’abbazia fu saccheggiata e distrutta dai seguaci della famiglia fiorentina degli Scolari. Solo la chiesa si salvò da quella rovina: il convento fu riedificato (1266 1294) dall’abate Ruggero dei Buodelmonti. Il monastero, col passare del tempo, diventava sempre più ricco di beni: non poteva non suscitare l’invidia e la cupidigia di Lorenzo il Magnifico, che si affrettò a chiederlo in commenda al papa per suo figlio Giovanni. Ottenuto dal pontefice il permesso, Lorenzo vi inviò i suoi soldati, circa tremila, che scacciarono a forza i monaci e occuparono il sacro luogo. Il figlio di Lorenzo, una volta divenuto papa col nome di Leone X, restituì nel 1499 la badia ai monaci, in cambio della somma di 2000 scudi l’anno. I Vallombrosiani restarono così gli unici proprietari del convento, fino al 1810, quando la legge napoleonica disciolse la Compagnia e confiscò i beni ecclesiastici. Nel complesso della badia si trovano la chiesa di San Michele, la chiesa di San Biagio e l’ex monastero, oggi sede della fattoria omonima.

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