Categoria: Artisti
Nome: Masolino da Panicale
 
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Nome con il quale è noto il pittore italiano TOMMASO DI CRISTOFORO FINI (Panicale 1383 - 1447 circa). Secondo il Vasari sarebbe stato aiuto del Ghiberti nelle sculture della porta del battistero di Firenze, dopo aver frequentato la bottega dello Starnina; ma la sua arte va inquadrata nel movimento del gotico internazionale che all'inizio del Quattrocento era penetrato in Firenze. Nel suo goticismo, M. non segue però la tradizione idealistica fiorentino-senese trecentesca, ma con accordi cromatici di effetto delizioso, con ritmi lineari di estrema raffinatezza, egli afferma un nuovo sentimento della forma, una visione oggettiva della realtà. Il suo stile si modificherà in parte quando verrà a contatto con Masaccio, dal quale apprese le nuove concezioni di spazio e di luce. L'attività di M. si svolse in ristretti limiti di tempo e cioè dal 1423 al 1435, data che l'artista segnò nel battistero di Castiglione Olona. La sua prima opera, una Madonna (Brema, Kunsthalle) del 1423 è deliziosamente gotica nel fluire delle linee, mentre un'altra Madonna (Monaco, Alte Pinakothek), modellata con più consistenza, indica una rielaborazione del naturalismo che si era affermato a Firenze con Giottino e Giovanni da Milano. Ma già verso il 1424 M. esegue in collaborazione con Masaccio la Madonna con S. Anna (Firenze, Uffizi), dipingendo la figura di S. Anna e degli angeli, che, sebbene diffuse di luminosità e di rosate morbidezze, mostrano una certa solidità di forme. Nel 1424 Felice Brancacci comise a M. la decorazione della cappella gentilizia nella chiesa del Carmine di Firenze, poi continuata da masaccio e portata a termine alla fine del secolo da Filippino Lippi. Spettano senza dubbio a M. Adamo ed Eva , diafane figure in una luce senza ombre, e le prime storie di S. Pietro e cioè: la Predicazione del Santo , la Resurrezione di Tabita e la Guarigione dello storpio ; in queste ultime forse Masaccio suggerì la visione spaziale dello sfondo e terminò la figura dello storpio, più energica e sicura rispetto alle altre poco costruite. M. interruppe gli affreschi della cappella Brancacci per recarsi in Ungheria chiamatovi da Pippo Spano; ma già nel 1428 aveva fatto ritorno in Italia ed era intento ad affrescare, a Roma, la cappella di S. Caterina in S. Clemente (iter 4). Le Storie di S. Caterina e di S. Ambrogio e la Crocefissione furono eseguite, secondo la critica più recente, in collaborazione con Masaccio; gli affreschi delle pareti mostrano la suggestiva cromia di M., mentre alcune figure della Crocefissione in arditi scorci possiedono una forza espressiva da giustificare l'attribuzione a Masaccio. Negli ultimi anni della sua vita M. eseguì gli affreschi della Collegiata e del Battistero di Castiglione Olona, che possono considerarsi il suo capolavoro. In questa decorazione M., ormai libero dall'influsso masaccesco, dà la misura delle sue qualità di clorista e di narratore di favole, ricomponendo tutti i motivi della sua personalissima ed incantevole poetica.

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