Giunto a Roma appena ventenne, dopo aver lavorato come stuccatore,
seppe accattivarsi la fiducia del card. F. Peretti, il futuro
Sisto V, e per lui costruì sull'Esquilino la Villa
Montalto, ora distrutta. Ma la sua attività più
significativa cade durante il pontificato di Sisto V (1585-90);
fu merito suo aver progettato, e in gran parte attuato, il vasto
piano di sistemazione urbanistica voluto da Sisto V quasi a sottolineare
l'aspetto universale di Roma: centro ideale del piano doveva essere
la basilica di S. Maria Maggiore,
dalla quale si irradiano a stella cinque ampie strade rettilinee
che allacciano le basiliche e i principali monumenti visitati
dai pellegrini. Anche per la erezione di obelischi e fontane che
segnano le direttrici delle vedute, l'assetto urbanistico dato
dal F. a Roma è tuttora fondamentale per l'aspetto monumentale
della città nella zona compresa tra i colli Esquilino,
Viminale e Pincio, lungo la traiettoria S. Giovanni in Laterano,
S. Maria Maggiore, Trinità dei Monti(iter
3 e iter 4). A questa attività di urbanista si collegano
le opere prevalentemente tecniche quali la costruzione dell'acquedotto
dell'Acqua Felice e la erezione degli obelischi nelle Piazze di
S. Pietro (iter 9), di S.
Maria Maggiore (iter 3), di S. Giovanni
in Laterano (Iter 4) e del Popolo (iter 7). Forse meno
significativa, ma sempre molto nobile, la sua operosità
di architetto: il F. costruì la cappella del Presepe in
S. Maria Maggiore (Iter 3), ancora
cinquecentesca nelle linee architettoniche ma arricchita di una
sia pur sobria policromia che prelude al gusto barocco; costruì
i Palazzi Lateranensi; lavorò al Palazzo
del Quirinale (iter 3), poi terminato da O. Mascherino
e C. Maderno; collaborò con Giacomo della Porta alla costruzione,
sul tamburo di Michelangelo, della cupola di S. Pietro. Morto
Sisto V, il nuovo pontefice Clemente VIII lo esonerò dalla
carica di architetto pontificio; F. riparò allora a Napoli,
dove venne nominato (1592) architetto regio e ingegnere maggiore
del regno. A Napoli tracciò le vie di Chiaia e di S. Lucia,
eresse la fontana Medina, costruì il palazzo Carafa della
Spina e dette inizio ai lavori per il Palazzo
Reale (1600); anche per ragioni di ordine statico, questo
capolavoro subì successivamente svariate trasformazioni,
ma tuttora la sua facciata, scandita in tre piani da cornici sporgenti,
conserva un rigoroso e severo equilibrio classico accentuato anche
dall'impiego dei tre ordini architettonici tradizionali.
Nella sua attività di architetto, il F. si era avvalso
spesso della collaborazione, oltre che del nipote C. Maderno,
anche del fratello Giovanni Fontana (Melide 1540 - Roma 1614),
che fu idraulico di vaglia, operoso a Civitavecchia, Frascati,
Loreto e Roma (fontana dell'Acqua Paola,
sul Gianicolo; in collaborazione con C. Maderno). Un figlio
di Domenico, di nome Giulio Cesare (n. a Roma), nel 1627 era operoso
a Napoli, impegnato a costruirvi il Palazzo degli Studi.