Categoria: Artisti
Nome: Pietro da Cortona
 
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Nome con cui è noto il pittore e architetto italiano PIETRO BERRETTINI (Cortona 1596 - Roma 1669). Ancora giovanissimo, si pose a bottega (1609) del pittore fiorentino Andrea Commodi, che poi seguì a Roma nel 1612 circa. Quivi, più che l'apprendistato presso il Commodi e presso un altro fiorentino, Andrea Ciardi, contribuì alla sua formazione l'attenta meditazione da lui compiuta sulle antichità romane, gli artisti del Rinascimento, sul Rubens, il Lanfranco, gli affreschi lasciati dai Carracci e dai loro collaboratori nella Galleria Farnese; e più di uno spunto dové inoltre trarre dai contatti con i pittori della scuola neoveneta allora fiorente a Roma. L'incontro con il marchese Marcello Sacchetti, appartenente a una famiglia legata ai Barberini, gli aperse la via del successo: per il Sacchetti eseguì il Sacrificio di Polissena e Il trionfo di Bacco ( ora entrambi nei Musei Capitolini) e costruì (1625-30) il Casaletto della Villa del Pigneto, poi andato distrutto . Quando poi, attraverso i Sacchetti, ottenne da papa Urbano VIII Barberini l'incarico di affrescare la chiesa di S. Bibiana , ebbe inizio la sua straordinaria carriera di pittore ufficiale della corte pontificia. Risalgono a questi anni la decorazione della Villa Sacchetti a Castelfusano ( 1626-30 ) e il compimento degli affreschi nella cappella e nella volta del Salone in Palazzo Barberini (iter 3) , poi terminati nel 1639 . Soggetto dell'affresco è il Trionfo della Provvidenza e il compimento dei Suoi fini attraverso il potere del papato : un tema suggerito dal poeta pistoiese Francesco Bracciolini, che il Berrettini sviluppò mediante un complicato gioco di allegorie e di richiami allegorici. Ne sortì l'opera più sontuosa ed eloquente della pittura barocca (v.) romana , " eroica ", come è stato detto, e rinnovante " il sapore pagano e imperiale di Roma " (Briganti). Vera espressione del gusto fastoso della società colta e nobile della Roma pontificia del Seicento, la decorazione di Palazzo Barberini divenne il modello e il punto di riferimento per tutta la successiva pittura barocca, al quale si richiameranno le ricerche scenografiche e prospettiche del Baciccia, di P. Pozzo e di Luca Giordano. Eseguì poi gli affreschi della Chiesa Nuova (1633-65) e quelli del Palazzo Pamphili (1651-54), entrambi a Roma (iter 7) . In due successivi soggiorni a Firenze, tra il 1637 e il 1649, Pietro decorò la Sala della Stufa e i soffitti delle Sale di Venere, Giove e Marte in Palazzo Pitti, anche qui rivelando una inesauribile vena fantastica, capace di trarre dalla storia e dal mito felicissimi spunti per una gioiosa e magniloquente figurazione pittorica. Dei suoi molti progetti architettonici, solo alcuni furono realizzati: la chiesa dei Ss. Luca e Martina, eretta (1635) per l'Accademia di S. Luca, della quale nel 1634 era stato eletto principe; la sistemazione interna ed esterna di S. Maria della Pace, 1656-57, (Iter 6) ; la facciata, con portico e loggia sovrapposta , di S. Maria in Via Lata (1658-62); la cupola di S. Carlo al Corso, 1665 (iter 7) . Nella sua attività di architetto, pur esprimendosi in forme barocche, seppe conservare sodezza ed essenziale sobrietà toscane; con la sistemazione esterna di S. Maria della Pace creò uno dei più degli esempi di ambiente urbanistico del barocco romano, mentre preluse addirittura al Borromini imprimendo un ricco gioco di curve e di controcurve alla facciata della chiesa dei Ss. Luca e Martina. Tra gli altri, furono suoi alunni C. Ferri, C. Fancelli, G. B. Contini ed A. Gherardi.

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