Categoria: Artisti
Nome: Algardi
 
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Formatosi nella nativa Bologna all'accademia di Lodovico Carracci, studioso poi a Mantova degli affreschi di Giulio Romano nel Palazzo del Tè e restauratore di statue antiche conservate nella Galleria dei Gonzaga in quella città, quando giunse a Roma nel 1625 aveva già elaborato una complessa esperienza che gli doveva rendere congeniale il gusto classicheggiante così comune in tanti artisti immigrati in quel tempo nell'Urbe, quali lo scultore fiammingo Francesco Duquesnoy e il pittore francese Nicola Poussin. Questo classicismo, così lontano dal tumultuoso gusto chiaroscurale del Bernini, è facilmente percettibile nelle prime opere romane dell'A.: il S. Giovanni e la Maddalena in S. Silvestro al Quirinale, i ritratti per i sepolcri dei Frangipane a S. Marcello (iter 7), il busto del card. Mellini nella cappella gentilizia di S. Maria del Popolo (iter 7) . Eletto nel 1640 principe dell'Accademia di S. Luca, si avviò a maggior fortuna, quando aveva già scolpito il suo primo gruppo di grande mole, e cioè il S. Filippo Neri e l'Angelo per la sacrestia di S. Maria in Vallicella, cui seguirono un busto in bronzo di Gregorio XV e il gruppo con la Decollazione di S. Paolo per la chiesa di S. Paolo in Bologna. Elevato al soglio pontificio Innocenzo X (1644) e caduto in disgrazia il Bernini, l' A. si vide aperta la via alle commissioni più importanti ed ambite, affermandosi anche come architetto; appartiene a questi anni infatti la costruzione della Villa Pamphili sul Gianicolo, in cui l' A. si rifece alla cinquecentesca Villa Medici accentuando però lo sviluppo verticale della fabbrica e ricoprendo le quattro facciate di una ornamentazione più trita che sontuosa; derivata da quella eseguita da Giacomo della Porta per il Gesù è la facciata di S. Ignazio, tradizionalmente attribuita all' A. , mentre il resto della chiesa fu costruita dal gesuita Orazio Grassi, che si valse di disegni del Domenichino. Di gran lunga più significative le opere scultorie, nelle quali lo stile algardiano si arricchisce di nuovi effetti drammatici, di un più vibrante modellato, di un senso del movimento bilanciato, eppur complesso ed aperto: tali sono la statua bronzea di Innocenzo X nel Palazzo dei Conservatori (iter 1), la grande pala ad altorilievo con l' Incontro di papa Leone Magno ed Attila in S. Pietro e il monumento funebre a Leone XI nella stessa Basilica Vaticana (iter 9); appartiene a questi ultimi anni anche una serie di stupendi ritratti, tra i quali emerge per la sua efficacia incisiva e pungente il busto di donna Olimpia Pamphili.

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