Era stato allievo del Baldovinetti, ma ben presto contemperò
il formalismo tipico del suo maestro con elementi assimilati da
Andrea del Castagno, dal Verrocchio e da Domenico Veneziano, con
un eclettismo visibile negli affreschi giovanili della pieve di
Cercina e della chiesa di Ognissanti a Firenze e nella tavola
degli Uffizi (Madonna, Santi e Angeli).
La prima maturazione dell'artista è già rappresentata
da due affreschi (S. Gregorio annuncia
la morte a S. Fina; Funerali della Santa) della Cappella
di S. Fina nella Collegiata di S. Gimignano, che sono del 1475;
se nel primo l'afflato poetico si realizza in una trepida e spontanea
contemplazione dei particolari più minuti di un ambiente
familiare, nel secondo il vasto respiro spaziale e la solenne
monumentalità sono ravvivati dalla freschezza di alcuni
particolari efficacemente narrativi. Nel 14l81 il G. fu chiamato
a Roma insieme con Botticelli, il Perugino, il Rosselli ed altri
per partecipare alla decorazione della Cappella
Sistina; delle scene da lui dipinte resta quella con la
Chiamata degli Apostoli Pietro e Andrea, assai dignitosa nel solenne
impianto e compiaciuta nella osservazione del reale, specie là
dove è possibile individuare nella folla che circonda Cristo
e i due Apostoli i ritratti di alcuni tra i più noti cittadini
fiorentini allora viventi a Roma. Un simile interesse aneddotico
si nota negli affreschi con Storie di S. Francesco nella Cappella
Sassetti in S. Trinita a Firenze; qui anzi, I'intento narrativo
diventa predominante mediante la rappresentazione di scorci di
Firenze, l'impiego abituale dei vestiti del tempo e la introduzione
di ritratti di membri della famiglia Medici o della loro corte.
Più interessante è la tavola con la Adorazione
dei Magi dipinta per la stessa cappella; in essa infatti
è ben visibile come lo studio del Trittico Portinari (ora
agli Uffizi) dipinto da Ugo van der Goes avesse spinto il G. ad
una minuta indagine della realtà e a fissare la luminosità
del colore con un più spiegato senso naturalistico, come
poi avverrà anche nell'altra Adorazione dei Magi del 1488.
Tra il 1485 e il 1490, su commissione di Giovanni Tornabuoni,
il G. decorò con sette grandiose Storie della Vergine e
di S. Giovanni la Cappella Maggiore di S. Maria Novella; per quanto
questi affreschi siano stati eseguiti con larga partecipazione
di aiuti, essi mantengono una unitarietà di grande effetto
ed esprimono con vivezza gli aspetti della vita borghese del tempo,
dandoci un prezioso campionario di personaggi tratti direttamente
dalla vita quotidiana di Firenze; riquadri come La nascita della
Vergine o la Nascita di S. Giovanni Battista, ad esempio, con
i loro ritratti delle donne di casa Tornabuoni o di casa Medici,
si risolvono nella vera e propria raffigurazione di una visita
ufficiale tra conoscenti. Nel frattempo il G. attendeva anche
a numerose altre commissioni, specie di ritratti tra i quali eccellono
quelli di Giovanna Tornabuoni e del Vecchio con nipote, ora al
Louvre. Tra i collaboratori ed aiuti di Domenico si distinsero
anche due suoi fratelli: David (Firenze 1452 - ivi 1525), operoso
con Domenico nelle Storie di S. Maria Novella, alla morte del
fratello si dedicò prevalentemente al mosaico in opere
(a Siena e a Orvieto) andate perdute; restano di lui un affresco
con la Crocefissione (S. Apollonia, Firenze), un mosaico ora al
Museo di Cluny a Parigi, la tavola con S. Lucia e il donatore
(Firenze, S. Maria Novella), ecc. Benedetto (Firenze 1458 - ivi
1497), dapprima miniatore, si dedicò poi alla pittura;
di lui resta una Natività nella Chiesa
Parrocchiale di Aigueperse in Francia, dove fu forse al
seguito di Carlo VIII; la tavola, firmata, rivela tratti ghirlandaieschi
e fiammingheggianti. Carattere del tutto diverso ebbe invece la
produzione di Ridolfo (Firenze 1483 - ivi 1561), figlio di Domenico;
per la sua stessa data di nascita egli non poté beneficiare
dell'insegnamento diretto del padre, né sembra che lo zio
David lo abbia avviato all'arte. La sua pittura si riallaccia
pertanto a influssi assai eterogenei (Piero di Cosimo, Leonardo,
Raffaello, fra' Bartolomeo, Andrea del Sarto), ma, nonostante
questo suo costitutivo eclettismo, raggiunge risultati notevolmente
efficaci specie nella ritrattistica (Ritratto femminile a Palazzo
Pitti; Ritratto virile già nella Galleria Corsini a Firenze,
ecc.); di lui si conservano anche le Storie di S. Zanobi (Uffizi),
la Incoronazione della Vergine (Louvre), la Natività (Budapest),
ecc. Tra i suoi aiuti fu anche il pittore Michele Tosini (Firenze
1503 - ivi 1577) il quale, proprio per questo motivo, ebbe l'appellativo
di Michele di Ridolfo il Ghirlandaio; già scolaro di Lorenzo
di Credi, nella sua attività più tarda Michele subì
anche l'influsso di Michelangelo, come rivela la sua S. Barbara
(Firenze).