Georg Liebetanz

Il professore profondo conoscitore del tratturo e dei sanniti

Molise terra dei sanniti, di un popolo di pastori fiero e libero, la cui esistenza è rimasta a lungo avvolta nel mistero perché la sua storia fu scritta prima della nostra era da Roma imperialista, vincitrice in tre guerre di conquista contro una stirpe diversa che volle solo continuare a vivere libera nella sua terra. La nostra vecchia casa di famiglia nel Molise è in terra sannita. Il paese che ci ospita ogni anno per lunghi periodi giace accanto al tratturo Ateleta Biferno-S.Andrea , dove ancora oggi il tempo passa lentamente e lascia ampio spazio al meditare. Tutto cominciò quindici anni fa, e fu una semplice curiosità intellettuale stimolata dalla lettura delle opere di Mommsen, Salomon e Sprengel, che trattano della vita sociale ed economica di quel popolo di pastori nel contesto storico, vista dalla parte dei perdenti, che ci indusse ad approfondire, sul posto dove vissero, il mistero dei Sanniti. Così, guidati da una relazione di reintegra dei tratturi del 1651 (*) *(ndr in quell'epoca al Capecelatro fu ordinato uno studio sui tratturi del regno, e le sue mappe costituiscono un documento di rilevante importanza storica, utilizzato da Liebetanz soprattutto per ritrovare i toponimi di allora negli attuali nomi dei luoghi) , siamo venuti da lontano, e non solo metaforicamente, camminando, come il pastore di un tempo, cercando con la mente di andar indietro nei secoli per immedesimarci nella vita transumante. Dinanzi a noi si stende il tratturo in tutta la sua maestosa larghezza originaria fino a scomparire in lontananza dietro la Montagnola di Duronia, alias Civite Veteris, Civitati vetule, Civitavetula, insediamento megalitico dei Sanniti. Il tratturo da Torella del Sannio a Duronia è integro. Dal colle di Duronia il tratturo precipita quindi nel profondo vallone delle antiche terre del monastero benedettino ‘De jumento albo', con un dislivello di 400 metri in due chilometri circa . Nella lontananza azzurrina, accanto alla Civita sannita, il Tratturo risale il colle di Civitanova del Sannio. Frane e vegetazione spontanea ostruiscono il passaggio e si fa realmente fatica a seguire il tracciato tratturale che dal fondovalle mena al colle della Civita, l'antica mappa del seicento ci è indispensabile per non perdere il Tratturo. La parte finale della salita verso Duronia viene a coincidere con una strada bianca che arriva direttamente al paese.

Tra Duronia e Civitanova del Sannio non c'é strada asfaltata diretta e il percorso è di montagna. Da Civitanova del Sannio il tratturo sale poi diritto verso la montagna che domina Civitanova, tagliando tutte le curve della strada che porta a Pescolanciano. La prima parte della salita è ostacolata da massi che rallentano il cammino. Il dislivello del primo chilometro è di quasi 200 metri . Il panorama dal colle fa dimenticare le pene sofferte per arrivarvi e quanto ancora ci aspetta. Sediamo accanto a uno dei pochi cippi lapidei sopravissuti che una volta segnavano i confini del Tratturo, nella misura di 111 metri in larghezza. A levante l'occhio avverte il vallone verde di Civitanova, il fiume Trigno e la grande risalita del Tratturo verso la sella tra Duronia e la sua Civita ; a ponente il costruendo invaso della Gola di Chiauci ha cancellato il Tratturo quasi fino a Pescolanciano, dieci anni fa un Paradiso della natura. Ancora negli anni 1988-90, quando esplorammo per la prima volta quei paraggi, nel loro genere un tratto piuttosto unico nell'ambiente tratturale, la pista delle pecore era ancora integra ed assolutamente selvaggia lungo le rive del Trigno, ancora torrente bizzoso. Lo sguardo spazia a destra, a cercare nelle valli oltre il fiume le tracce del tratturo Pescolanciano-Sprondàsino-Castel del Giudice , che in un passato ormai lontano funse da bretella fra le tre piste tratturali maggiori: Lucera Castel di Sangro, Celano-Foggia e Ateleta-Biferno-S.Andrea . All'orizzonte si può scorgere Pescolanciano e la camminata finisce qui, per oggi. (*)

Il tratturo passa sulla riva destra del Trigno, ma qui la vegetazione spontanea diventa quasi di alto fusto e permette il passaggio solamente agli animali ed alle persone a piedi. Si consiglia, se la stagione lo permette, di attraversare il Trigno e proseguire sulla sponda sinistra: c'é un sentiero che attraversa il letto del fiume, largo qui circa cinque metri. Se l'acqua è alta non si passa. Passiamo per la fonte Stefano. All'altezza dell'ultimo pilone del viadotto vi è un piccolo ponte che riattraversa la gola stretta del Trigno. Il tracciato passa in località S.Onofrio, quindi, fino a Pescolanciano il tratturo si confonde con le strade e si può ritrovare passando sotto il viadotto della ferrovia. Prima del paese si trova l'antica taverna del barone di Pescolanciano ed il tracciato si identifica con la strada principale del paese, quasi rettilinea e ancora molto larga ).

 

 

Links

 

(*) Ndr. Nella gola di Chiauci si sta costruendo una centrale idroelettrica sul Trigno. Non sappiamo perci ò quanto in futuro possa valere la prima parte della descrizione del percorso fino a Pescolanciano che segue, pur tracciata sulla parte più alta della valle, e che quindi lasciamo tra parentesi... potrà forse servire come documento storico.