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UNA SCOMMESSA DA VINCERE

di Fernando Larcher

Quante volte abbiamo sentito qualcuno lamentarsi del fatto che nessuno più si dedica all'agricoltura, soprattutto in montagna, e che i giovani rifiutano la fatica del lavoro rurale? Quanti abbiamo sentito lamentarsi per le campagne da decenni lasciate incolte e abbandonate? Quante volte abbiamo sentito invocare l'esigenza di un'economia più diversificata, legata al recupero della terra? Eppure c'è chi, nonostante le difficoltà, ci sta provando: Elisabetta Monti, titolare dell'azienda agricola La Fonte, tra i Peneri e Mezzomonte, ci racconta la sua esperienza. Elisabetta Monti, 38 anni, perito agrario, originaria di Rovereto ma da tempo residente in località Gruìm, tra la frazione di Peneri e Mezzomonte di Sopra, due bellissimi bambini, Elia e Sara, che le girano attorno: nella piccola casa di campagna che ha scelto quale dimora e abitazione, contornata da campi ed ampi spazi prativi, a partire dal 1990 ma soprattutto dalla primavera di quest'anno, Elisabetta è impegnata a vincere una scommessa tutt'altro che facile: riuscire a mettere in piedi un'azienda agricola attiva e funzionante - che ha denominato La Fonte - recuperando all'agricoltura aree incolte e abbandonate da decenni, quali se ne vedono per tutto il versante destro della valle del Rio Cavallo. Un progetto su cui ha meditato per molti anni e che ora l'occupa a tempo pieno, un 'idea che ha assorbito tutte le sue risorse, economiche ed ideali, e su cui ha impegnato, naturalmente, anche il suo futuro. Elisabetta, è stata una scelta ben ponderata? L'agricoltura oggi è piena di rischi, soprattutto per i piccoli imprenditori. Molti hanno fallito in questo tentativo. Non è stata una decisione presa alla leggera, sono diversi anni che faccio prove, che metto a punto il mio progetto, che verifico tutte le possibilità e oggi posso dire che posso buttarmici nella piena convinzione che quello che ho già avviato ha buone possibilità di riuscita. Certo, conto anche su qualche aiuto e su un pizzico di fortuna. L'azienda, di cui sono titolare unica, ha quattro ettari di terreno, non sono tutti qui, qui ho circa due ettari e mezzo, ho anche degli ulivi in comodato sul lago di Garda ed un vigneto in Valsorda. Ma, se ho ben capito, tu punti su qualcosa di diverso, che va al di là dei prodotti tradizionali della mezza montagna. Sì" oggi bisogna specializzarsi, non ha senso produrre ciò che viene prodotto con abbondanza e con minori costi altrove, bisogna essere creativi ed innovativi, soprattutto attenti a ciò che viene richiesto dal mercato. Ed effettivamente esistono spazi per certi tipi di prodotti che da queste parti non sono mai stati presi in considerazione. Comunque coltivo da diverso tempo anche verdura biologica di qualità, prodotti che già da alcuni anni riesco a vendere ad aziende alberghiere di Folgaria e anche altrove. Dal dicembre dello scorso anno sono iscritta all'AIAB del Trentino che è l'istituto di certificazione dei prodotti biologici. Ho 300 mq di serra in cui coltivo soprattutto insalate ma anche pomodori, melanzane e altro. Il tuo progetto però è più ampio, l'agriturismo dicevi... È vero. Ho sistemato l'abitazione in cui mi trovo ma ho acquistato altre due casupole di campagna che stanno una al centro ed una al margine del podere, due abitazioni che voglio destinare ad una futura attività agrituristica non propriamente finalizzata alla ristorazione ma alla vacanza agrituristica, al contatto con la natura e con gli elementi naturali. Questo non è un obiettivo a breve termine ma sto mettendo le basi per arrivarci. Conto anche di proporre vacanze educative, rivolte ai ragazzi. Seguo. da vicino la pedagogia steineriana per cui sarei interessata a proporre anche formule vacanza con corsi creativi: naturalmente sono tutte idee e progetti che mi girano in testa. Ho visto anche un gregge di pecore, qui sotto. Sono quindici pecore da latte, comisane, vengono dalla Sicilia, e ci sono anche tre capre. Gli animali sono un po' un esperimento, sia per produrre latte è formaggi che per la manutenzione dei prati. Ho un recinto elettrico che sposto di prato in prato, così posso concimarli e tenerli curati. E quelli che tu definisci fitopreparati? Anche questo è un altro aspetto dell'attività che sto portando avanti: ho bonificato un intero versante e lo sto coltivando a ribes nero - ho messo in dimora 900 piante - nell'intento di produrre marmellata e aceto di ribes, ma anche lo sciroppo, prodotto molto richiesto sul mercato per i trattamenti antiallergici. Naturalmente mi avvalgo della collaborazione e della consulenza di un laboratorio erboristico. Inoltre ho la possibilità di produrre 1 'intera gamma dei Fiori di Bach: 18 crescono qui nell'azienda, 34 in Trentino e 4 fuori regione. I fiori di Bach sono 38 fiori che agiscono su altrettanti stati emotivi come traumi, paure, incertezze, solitudine... sto collaborando con due medici roveretani che utilizzano i miei fiori per cui sono molto soddisfatta. Sono sempre più conosciuti e quindi vengono sempre più utilizzati. Hanno effetti rilevanti sugli adulti, sui bambini, anche sugli animali: è un sistema di cura che non può essere certamente considerato la panacea di tutti i mali ma che nella maggior parte dei casi dà buoni risultati. E i frutti? Il lavoro finora portato avanti ha interessato metà azienda. In un prossimo futuro conto di intervenire anche sul resto mettendo a dimora, oltre alle amarene, che già coltivo, anche piante di mele. Questa è un'area che per condizioni climatiche è ideale per le mele, mele autoctone, naturalmente biologiche: è ancora possibile recuperare le qualità rustiche coltivate un tempo. Qualcuno ti aiuta oppure...? lo lavoro da sola e in certi periodi mi avvalgo di collaboratori esterni. Non è il lavoro in azienda che mi preoccupa ma lo scarso aiuto e la scarsa attenzione che ho trovato negli amministratori pubblici, il Comune, tanto per essere chiari. Non pretendo che mi facciano un monumento ma se è vero che vogliono aiutare l'agricoltura di montagna devono anche dimostrarlo, non dichiararlo solo a parole. Faccio un esempio: ho cercato di avvalermi della legge provinciale sul recupero delle superfici foraggere abbandonate, un contributo per il recupero dei prati incolti che viene dato dalla Provincia di Trento tramite i comuni. Nel 1995 ho cercato di interessare il comune di Folgaria a questa opportunità tutt'altro che trascurabile ma è sempre stata una grande fatica, soprattutto per poter incassare il contributo provinciale sul lavoro già svolto. Ora sono due anni che aspettiamo il contributo per lo sfalcio 1997 e tutte le volte ci mandano da Erode a Pilato... Altro esempio: da ben quattro anni mi sono fatta promotrice, a titolo totalmente gratuito, di un progetto che punta al recupero dei sentieri storici che collegano il castello di Beseno e l'altopiano nell'intento di creare un percorso storico, culturale e turistico che tocchi i due versanti della valle del Rio Cavallo a beneficio delle realtà rurali di quest'area, comprese le aziende agricole che ci lavorano. Per tre anni consecutivi questo progetto è stato inserito tramite il Comune, come prevede la normativa, negli interventi da richiedere al Servizio ripristino e valorizzazione ambientale e per altrettante volte è risultato essere stato posto in subordine ad altri interventi a cui si è voluto dare la precedenza. Sinceramente sono piuttosto delusa. Cosa pensi di fare? Non ho molte alternative. Ho investito tutto in questa attività e non posso permettermi il lusso di lasciar perdere, però mi aspetto più solidarietà, più aiuto. Spero che anche questa intervista serva a qualcosa.

Dicembre 1999